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Pasolini nell'Italia del secondo dopoguerra
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Tra il 1942 e il 1943 Pasolini è tra i redattori de «Il Setaccio», la rivista:
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dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
del Partito Comunista Italiano.
della Gioventù Italiana del Littorio.
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale Pasolini:
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decide di espatriare per evitare coinvolgimenti nel conflitto.
dopo una breve esperienza militare sfugge ai nazisti rifugiandosi a Casarsa.
partecipa alla Resistenza armata come partigiano della Brigata Osoppo-Friuli.
Tra le seguenti, NON è una conseguenza del "miracolo economico" italiano degli anni Sessanta:
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lo spopolamento delle campagne e una forte migrazione interna dal meridione verso il nord della Penisola.
l'aumento dei flussi migratori dall'Italia verso gli Stati Uniti e il sud America.
la trasformazione, sempre più in ottica consumista, dello stile di vita degli italiani.
La posizione di Pasolini nei confronti della società italiana degli anni Sessanta è:
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di fiducia nel progresso tecnologico e nel miglioramento delle condizioni di vita dei ceti più umili.
di curiosità e attrazione verso le possibilità comunicative ed espressive della società di massa e della pubblicità.
di netta critica dei falsi valori della borghesia, contrapposti ai vecchi valori della vita contadina.
Nella poesia "Il PCI ai giovani!" Pasolini:
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non prende posizione in merito allo scontro tra studenti e poliziotti.
si schiera dalla parte dei poliziotti, veri esponenti delle classi povere e oppresse.
si schiera dalla parte degli studenti, sostenendo i movimenti di contestazione.
In Italia gli anni Settanta sono caratterizzati da:
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una scarsa partecipazione da parte della popolazione alla vita politica e sociale del Paese.
un clima di collaborazione e cooperazione tra i partiti politici.
fenomeni di terrorismo che sfociano in numerose stragi.
Nell'articolo "Cos'è questo golpe? Io so" del 1974, Pasolini:
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denuncia apertamente i responsabili delle stragi terroristiche di Milano, Bologna e Brescia.
sostiene di conoscere i nomi dei responsabili del tentato colpo di Stato, ma di non avere né prove né indizi.
afferma che è compito di giornalisti e politici denunciare i colpevoli del golpe.
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