Beni confiscati: la finanza etica per l'antimafia sociale
Dal 1996, anno di approvazione della legge per il riutilizzo sociale dei beni confiscati, molto è cambiato.
In tutto il Paese contiamo oggi oltre 950 soggetti sociali impegnati quotidianamente nella gestione di questi luoghi, trasformati da beni esclusivi e simbolo del potere criminale sul territorio a beni di comunità. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica.

Nonostante questo, la concreta attuazione della legge per il riutilizzo sociale soffre ancora di scarsità di risorse. Qual è il ruolo della finanza - e soprattutto della finanza etica - nel sostegno alle organizzazioni che hanno in gestione un bene? E come funziona il workers buyout, che oggi consente l'acquisizione delle aziende da parte dei lavoratori dell'impresa confiscata?

In avvicinamento alla Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si tiene ogni 21 marzo, ne parliamo con: 

- Antonio Parbonetti, Prorettore all'Organizzazione, DSEA, Università degli Studi di Padova
- Tatiana Giannone, Responsabile Area Beni Confiscati per Libera contro le mafie
- Alberto Lanzavecchia, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università degli Studi di Padova
- Nazzareno Gabrielli, Direttore Generale di Banca Etica

Modera Simone Grillo, Banca Etica

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