Le parole per dirlo: tradurre l’eros
Misurarsi con la trasposizione in lingua italiana di testi che presentano o rappresentano situazioni all’insegna dell’erotismo, è uno degli esercizi più complessi che un traduttore possa essere chiamato ad affrontare.
L’eros, come anche l’umorismo, è un ambito che richiede un ineludibile sforzo di "adattamento" che va ben oltre la già di per sé funambolica operazione di passaggio da una lingua all’altra. Come pensa e reagisce una cultura di fronte alla sensualità ? Cosa "si può dire" o non dire senza incorrere in una potente forma di autocensura ? Cosa accade nel dar voce all’erotismo in una lingua, l’italiano, profondamente segnata da un tacito quanto onnipresente immaginario cattolico ? Come giostrare con le parole dell’eros senza deragliare nel comico o abbassare il registro stilistico ? Come dar voce alla sensualità nelle pagine di un libro senza poter contare sull’appiglio fornito dal corpo di un attore ?
La discussione verterà sull’adattamento di testi di Eugène Durif (Incroci/Derive) e di Jean-Marie Besset (Perthus) andati in scena nei teatri italiani, e sulla traduzione del romanzo di Sylvain Proudhomme Les grands, in corso di pubblicazione in Italia con il titolo I più grandi.