Quando Madre Natura decise che nel mondo si alternassero il giorno e la notte, si trovò di fronte al problema di come fare.

Occorre preparare un gomitolo - pensò - sì, un gomitolo fatto di un filo bianco avvolto con un filo nero, così da formare un unico filo doppio. Quando poi dovrà fare il lavoro inverso, cioè lo sgomitolamento per dividere il filo bianco da quello nero, si otterrà il bianco da una parte e sarà il giorno, il nero dall'altra e sarà la notte.

Madre Natura chiamò il Porcospino, di cui è nota la pazienza, gli diede due rocchetti di filo, uno bianco e uno nero e il lavoro cominciò.

Quanto tempo impiegò la povera bestia a fare il gomitolo, non si sa. Si sa soltanto che questo era ( ed è immenso), dal momento che doveva (e deve tutt’ora) durare quanto durerà il mondo.

Finito il raggomitolamento, cominciò lo sgomitolamento. Il porcospino faceva girare i rocchetti e uno si caricava di filo nero, l'altro di filo bianco.

Un lavoro noioso, visto che doveva durare per l'eternità. Tanto noioso che il porcospino si appisolò e, mentre la zampetta destra continuava a far girare il filo nero, quella sinistra si fermò.

Allora sul mondo scese la notte che non finiva mai e tutto ciò che per vivere aveva bisogno del sole, a poco a poco morì. Quando il Porcospino si svegliò e si accorse del disastro che aveva causato, gli si rizzarono le spine per lo spavento. E così le ha ancora adesso.

Inoltre conserva il ricordo del grande gomitolo, quando, spaventato da qualcuno, si raggomitola su se stesso.