Giornate della traduzione letteraria 2020 - Iscrizione ai seminari
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Sabato 26 settembre (14:30 - 15:45)
Anna D'Elia
Nata a Milano, vive e lavora a Roma. Dopo studi di Letteratura comparata condotti tra Italia e Francia, ha lavorato a lungo nel campo dell’editoria universitaria per poi dedicarsi esclusivamente alla traduzione letteraria.
Da trent’anni collabora  con numerose case editrici italiane tra cui Bompiani, Rizzoli, La Nuova Italia Scientifica, Carocci, Luca Sossella, Fazi, 66thand2nd, La Tartaruga, La nave di Teeso. Ha tradotto, tra i tanti, testi di Jean Hatzfeld, Eric Reinhardt, Antoine Volodine, Léo Ferré, Sylvain Prudhomme,  Maryse Condé, Leila Slimani e tra i classici, Antoine de Saint-Exupéry, Honoré de Balzac. Negli ultimi quindici anni si è dedicata alla traduzione e all’adattamento per le scene italiane di testi di drammaturghi francesi contemporanei, tra cui Philippe Minyana, Pierre Notte, Jean-Marie Besset, Eugène Durif, Rémy Devos, Guillaume Gallienne, Fabrice Melquiot, Xavier Duranger.
Nel 2011 è stata nominata Chevalier des Arts et des Lettres de la République française per la sua attività di traduttore letterario. Finalista del Prix Stendhal 2018 per la traduzione de Gli animali che amiamo di Antoine Volodine, con Terminus radioso, sempre di Antoine Volodine, ha ricevuto il premio von Rezzori 2017 per la traduzione letteraria.
Il tempo e lo spazio "degli altri" in Leila Slimani: epica familiare al tempo della decolonizzazione
Il paese degli altri, di Leila Slimani, primo volume di una trilogia ancora in fase di stesura, è un libro sui confini e sull’estraneità. Tra Sud e Nord, tra Africa e Europa, tra Cristianesimo e Islam, tra uomini e donne, tra adulti e bambini, tra città e campagna, tra umani e animali. Il seminario verterà sull’uso dei tempi del racconto, tempi di un’epica storica ma anche quotidiana, e degli spazi della narrazione (luoghi chiusi e aperti, interni domestici e paesaggi, spazi istituzionali e spazi privati) per dar conto di un ‘lungo contenzioso’ storico e culturale e di una saga familiare all’ombra dell’onda possente della decolonizzazione nel Marocco degli anni Cinquanta del secolo scorso.

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