Fuga da Palazzo Cavalli
“Forza, forza, che ci raggiungono!”. Vedendo il portone aperto, i ragazzi ci si infilarono dentro, attraversarono di corsa l’atrio e si nascosero in fretta dentro i grandi armadi ancora vuoti. Il cuore batteva a mille. Mattia scostò una delle ante per dare un’occhiata: i bulli li avevano seguiti fin dentro il palazzo, ma il custode, tornato dal bagno, si era accorto di loro e li stava cacciando in malo modo, insensibile alle proteste.
“Se Rino ci trova qui, babbo ce le dà fino al nuovo anno!”, esclamò Pietro, che, scappato il primo pericolo, ne vedeva già sopraggiungere un altro.
“Allora non ci troverà!”, rispose Martino, il più grande dei tre. “Son quasi le sei. Aspettiamo che chiuda e salga di sopra. Poi prendiamo il mazzo di chiavi e ce la filiamo. Nessuno saprà niente!”.


Come previsto, allo scoccare dell’ora Rino fece il giro di chiusura, spense tutte le lampade e se ne andò. Quando non sentì più rumore di passi, Martino uscì dal suo nascondiglio e richiamò gli amici. Avanzando a tentoni nel buio, giunsero alla porta, attraversarono l’atrio fino alla postazione del custode, dove Rino riponeva le chiavi prima di ritirarsi nel suo appartamento.
“Non le trovo!”, sibilò Mattia. “Cerca meglio!”, “Prova più a sinistra”, lo rimproverarono gli altri due. “Vi dico che non ci sono!”. In quel momento, sentirono sbattere il cancello che dava sull’altro lato della strada. Il custode non era andato a casa, se n’era uscito chissà per che ragione: e quando non rimaneva in palazzo, Rino portava le chiavi via con sé.
“Non voglio stare qui con i fantasmi!”, cominciò a piagnucolare Pietro.
“Ma che fantasmi e fantasmi! Forza, cerchiamo un altro modo per uscire. Proviamo le finestre”.
“Non vedo niente! E ci sono degli strani rumori…”.
Martino sospirò e pur controvoglia tirò fuori un acciarino, con cui accese la candela trovata sulla scrivania del custode. La debole luce si riverberò sulla parete vicina, facendo quasi sembrare vivi i personaggi che la popolavano...


*Se non ti fossi fermata a raccogliere quelle stupide mele, avresti vinto tu! E invece guarda: per la tua cupidigia, adesso ti ritrovi sposata a quello stupido ragazzetto!*
*Zitto eh tu, che te ne stai tutto il tempo a criticare cosa fanno gli altri. Un bel d’affare hai, a startene lì tutto il giorno a fissarci, mentre noi ci diamo da fare!*
*La principessa ha ragione, caro mio! E poi, non erano mica tre mele qualunque: le mele delle Esperidi! Dove le trovi tre mele così? Se anche poi ti tocca convolare a nozze, che vuoi che sia? Intanto le mele dorate son tue!*

“Avete sentito?”. Pietro aveva cominciato a tremare. “Chi… chi è che parla?”, sussurrò Martino, girando intorno la candela.
*Toh! E questi chi sono?*
*Tre bimbetti, poverelli! Si saran smarriti…*
*Smarriti o non smarriti, ormai son qui. Stanotte!*
*Non sarà mica… quella notte?*
“Ma… chi siete? E di che notte state parlando?”. Mattia si strinse forte a Martino, che faceva segno a Pietro di smettere di piangere.
*Bambini cari, noi siamo gli abitanti di Palazzo Cavalli. Siamo…*
*Lascia perdere le presentazioni! Ha chiesto che notte è. Che notte vuoi che sia? Che giorno è oggi, lo sai, no?*
“Il… il 22 dicembre”, rispose Martino con voce sempre più flebile.
*Ecco, bravo! E non lo sai tu che il 22 dicembre non si può passare la notte a Palazzo Cavalli?*
“Lo dicevo io, che c’erano i fantasmi”.
Martino zittì Pietro con una gomitata e tornò a rivolgersi alle voci: “Perché no?”.
*Perché no?*
*Perché noo?*
*Perché nooo? Ah, bambinelli, non sapete proprio nulla! Il 22 dicembre è l’anniversario della sua morte…*
“Il fantasma!”.
*… e ogni anno, in questa notte, lei torna ad abitare il palazzo, dove ha vissuto gli ultimi giorni della sua infelice vita*
“Il fantasma!”. “Pietro, smettila, o farai piangere anche Mattia! Tranquillo, Mattia, usciremo di qui. Aspetteremo che torni Rino e poi ce ne andremo. E non importa se babbo ci castigherà”.
*Oh, ma Rino non tornerà!*
*Nessun custode dorme mai in questo palazzo il 22 dicembre.*
*Se ne vanno sempre prima che lei arrivi!*
“Ci ucciderà tutti!”, piagnucolo Pietro, cadendo in ginocchio.
Martino strinse ancor più forte Mattia. “Gentili signori, e non potreste aiutarci voi a uscire di qui, prima che lei arrivi?”.
*Potremmo.*
*Un modo c’è.*
*Basta trovare il passaggio.*
*Il passaggio segreto, che conduce a un varco dimensionale attraverso il muro.*
“Ma…  E non potreste più semplicemente indicarci un’uscita, ehm, tradizionale? Che so, una finestra senza inferriate?”.
*Ahahah! Ragazzino, no. Non ci sono uscite. Non più!*
*Siamo avvolti dalla sua magia, ora. Fino a domattina, nulla entra e nulla esce da questo palazzo.*
*Salvo non attraversi il passaggio.*
“Allora sareste così cortesi da mostrarcelo?”. Pietro si alzò e si guardò intorno speranzoso.
*Non sappiamo dove sia. Nessuno lo sa!*
*Sappiamo solo che c’è.*
*E come lo potete trovare...*
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