I
continui attacchi alla scelta di autodeterminazione di tuttə sono sempre più pressanti.
Da anni il Piemonte, insieme ad altre regioni, costituisce un laboratorio per politiche di drastica riduzione dell’accesso all’IVG: viene tollerata l’obiezione di coscienza di struttura, si spalancano le porte dei consultori pubblici alle associazioni anti-abortiste, lautamente finanziate con soldi pubblici (l’ultimo esempio in ordine di tempo è il Fondo "Vita Nascente" promosso dall’assessore di FdI Maurizio Marrone), mentre sanità pubblica e welfare arrancano sotto il peso dei tagli e del sotto-finanziamento.
Scendiamo in piazza nelle Marche perché nonostante anni di denunce e mobilitazioni, quando si prova a prenotare un’interruzione volontaria di gravidanza oggi viene consigliato di spostarsi direttamente in un’altra Regione e la scelta di abortire é diventata un vero e proprio percorso a ostacoli, che purtroppo potrebbe presto essere una realtà in molte regioni. Come a Verona scendiamo in piazza contro il patriarcato conservatore familista e ultracattolico, che incarna la società che stiamo cercando si sovvertire.
Quel patriarcato che ci vuole madri a tutti i costi, ostacolando l'aborto senza darci nessuna tutela sanitaria o sul lavoro , lo stesso che respinge lÉ™ migranti provocando continue stragi in mare e che giustifica e riproduce il razzismo istituzionale, lo stesso patriarcato che crea gerarchie tra le famiglie e considera il sessismo e l'omolesbobitransfobia, come l'abilismo, solo come questioni funzionali alle retoriche punitive e giustizialiste.
Il 6 maggio la marea transfemminista invaderà le strade di Ancona per ribadire che SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO SOLO NOI.