APPELLO PER UNA CAMPAGNA CONTRO LA REPRESSIONE
Il pestaggio poliziesco di venerdì 23 febbraio a Pisa, Firenze e Catania contro studenti inermi, ripropone con forza il tema dell’agibilità politica delle piazze, delle Università e dei luoghi di incontro pubblici nel nostro paese.

La particolare violenza esercitata a Pisa rientra a pieno in quella serie di aggressioni analoghe nelle grandi città, ma anche in città più piccole, contro altrettanti studenti medi ed universitari che denunciavano le politiche di genocidio di Israele e l’aperta complicità dei paesi occidentali. Uguale trattamento subirono alcuni mesi fa gli studenti medi livornesi in piazza al fianco della Palestina, o i manifestanti che a Bologna, Napoli e Torino hanno manifestato sotto le sedi Rai per denunciare la censura al cantante Ghali dopo i noti fatti di Sanremo; senza contare chi dalle contestazioni alla Rai ne è uscito con denunce a carico, come è successo a Roma.

Non crediamo, quindi, di trovarci di fronte ad episodi isolati e scollegati l’uno dall’altro, ma ad una precisa strategia governativa veicolata dal Ministero dell’Interno, per reprimere i movimenti studenteschi e le loro rappresentanze ben prima dello scoppio del conflitto in Palestina. Ne dà conferma l’apertura da parte della premier Meloni verso la proposta avanzata dai sindacati di polizia sull'applicazione del Daspo urbano sui manifestanti violenti, strumento già introdotto dall'allora Ministro degli Interni Minniti, durante il governo democratico di Gentiloni, come misura di criminalizzazione dell'accattonaggio e dello spaccio. Abbiamo visto infatti in quest’ultimo decennio i governi di qualsiasi colore politico adoperare lo strumento repressivo come unica risposta alla protesta delle giovani generazioni schiacciate da una crisi economica, sociale e ambientale senza precedenti.

Allo stesso tempo abbiamo assistito ad una netta chiusura degli spazi di discussione anche nelle università italiane, che continuano ad ignorare gli appelli degli accademici e le lotte studentesche che riguardano sia il boicottaggio nei confronti di Israele sia la smilitarizzazione della formazione e della ricerca pubblica. Infine, anche all’interno delle scuole, registriamo una progressiva riduzione degli spazi democratici e di agibilità politica a partire dalla riforma Valditara che, con la manovra sul voto in condotta, rafforza la repressione degli studenti in lotta, fino ad arrivare alle numerose sospensioni a seguito delle occupazioni delle scuole in sostegno alla Palestina. Quella a cui stiamo assistendo ad una vera e propria crociata del ministro Valditara volta a soffocare sul nascere qualsiasi voce di dissenso.

Oggi, dato il contesto internazionale che tende sempre più spaventosamente verso la guerra (vedi da ultimo la missione Aspides in Mar Rosso) e vista l’incapacità, sul piano interno, di assicurare margini di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di fasce crescenti della popolazione, crediamo sia  urgente sollevare una discussione sul tema della repressione e avviare, possibilmente, una campagna che riesca ad incidere nella realtà.

La reazione della città di Pisa nel giorno stesso del pestaggio e nei giorni successivi è stata enorme, per numeri e immediatezza, ed importantissima dal punto di vista simbolico. Una boccata di ossigeno. Ha evidenziato un rifiuto netto e chiaro ad una gestione delle piazze insopportabile, fuori e contro il dettato costituzionale che garantisce il diritto di espressione. Diritto che sembra invece rispettato solo per le manifestazioni dichiaratamente fasciste, totalmente ignorate dalle forze dell’ordine, come emerso con plateale evidenza per la recente commemorazione di Acca Larentia; oppure direttamente difese con lo scudo e il manganello, come a Torino, dove le proteste degli studenti e del corpo docente contro iniziative promosse da gruppi neofascisti sono state represse brutalmente dalla celere all’interno dei corridoi universitari.

In difesa dell'agibilità democratica e del diritto ad esprimere liberamente il nostro netto dissenso verso le politiche militariste e filo israeliane del governo in carica, contro la criminalizzazione del conflitto sociale e politico, abbiamo deciso di condividere questo appello dove possano riconoscersi tutti coloro che hanno giustamente espresso la propria indignazione dopo i fatti del 23 febbraio. Uno strumento di protesta alla portata di chiunque stia a cuore il diritto di dissenso, che dia forza ad una campagna larga e partecipata contro la repressione. Immaginiamo che questo percorso possa chiudersi con un primo punto di caduta con un appuntamento nazionale in primavera da tenersi a Pisa.

Crediamo, infine, sia opportuno inserire nell'appello i punti rivendicativi che sono già stati portati dagli studenti pisani e non nelle piazze delle ultime settimane:
  1. Le immediate dimissioni dell’attuale Questore di Pisa, Sebastiano Salvo

  2. La rimozione da qualsiasi incarico nella gestione dell’ordine pubblico dei Dirigenti di Pubblica Sicurezza proposti alla direzione delle forze dell’ordine nella gestione della piazza venerdì 23 febbraio in Piazza dei Cavalieri 

  3. La riconoscibilità degli agenti impegnati nel controllo delle manifestazioni attraverso l’apposizione di sigla e numero progressivo sulle divise, ovvero con un Codice Identificativo.

  4. Le immediate dimissioni del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Cambiare Rotta

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(es. Sara Rossi, studentessa UNIPI)
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