QUESTIONARIO RAC - Regist* Professionist*
Il seguente questionario mira alla creazione di un comune terreno di confronto tra coloro che hanno già avviato la professione del/della regista teatrale.

Che sia a causa di una contingenza storica oppure de facto, appare evidente un’ambiguità del termine “regista”: per riconoscere le prerogative di questa figura professionale risulta quindi necessario provare a determinarne i confini.
L’analisi dei questionari contribuirà alla creazione di un documento identitario-programmatico che possa ridefinire le premesse etiche del lavoro dei / delle regist*, pur nell’estrema varietà dei loro singoli profili artistici, e contribuire alla creazione di un ecosistema teatrale sano e florido in cui tutte le parti del processo produttivo siano tra loro connesse in un’ottica di scambio e sostegno.
Auspichiamo in tal senso che si possano porre le basi per l’esistenza e la curatela di un rinnovato modello di regista responsabile verso se stess* e gli altri, che siano questi i propri collaboratori, i colleghi o ancora gli spettatori ai quali il suo lavoro è indirizzato.

Il questionario è diviso in cinque parti.

La parte I ha lo scopo di tracciare un profilo sintetico dell’artista.

La parte II vuole tentare di delineare nel modo più netto possibile il quadro entro cui la nostra professione si realizza.
Distingueremo in tal senso delle condizioni ideali (la massima aspirazione perché la nostra professione possa mirare all’eccellenza) e delle condizioni reali (lo stato dell’arte prima dell’emergenza sanitaria).
Le condizioni ideali/reali saranno inscritte all’interno delle quattro  fasi principali di esercizio della nostra professione: ideazione e pre-produzione; produzione; allestimento e messa in scena; circuitazione e ripresa dello spettacolo.
A tal proposito abbiamo ritenuto di distinguere la fase di pre-produzione - durante la quale l’idea artistica, sposata dal produttore, passi attraverso un piano di fattibilità per venire eventualmente riconsiderata (ad esempio a causa di fondi insufficienti) prima che il processo produttivo venga messo in moto  - dalla  fase di produzione, nella la quale i processi e le conseguenti economie vengano messe in moto e tutti i collaboratori comincino a realizzare lo spettacolo . Una simile distinzione, già all’interno del nostro modus operandi, può forse aiutarci a non dover più risolvere in corsa problemi derivanti da deficit economici, che spesso penalizzano gravemente la buona riuscita del nostro progetto artistico.
In conclusione della parte II, a seguire l’elenco delle condizioni ideali/reali nell’esercizio della nostra professione, è una domanda sulla natura dei rapporti che il/la regista intrattiene con l’ente / gli enti al di fuori del processo produttivo.

La parte III vuole essere un’occasione per mettere in campo delle proposte - teoriche, concrete, nel medio e lungo termine - per un avvicinamento tra “reale” e “ideale” nell’esercizio della nostra professione.

La parte IV vuole dare spazio ad una più libera, aperta condivisione di quello che è lo stato d’animo in cui ci rapportiamo al presente e al futuro del nostro lavoro di regist*.

La parte V, infine, è l’unica anonima: prevede la partecipazione a un’indagine analitica che riesca a dare, attraverso l’analisi di percentuali, uno spaccato chiaro ed efficace delle nostre condizioni lavorative.

Il contributo di ciascun* sarà davvero prezioso per chiarirci le idee su chi siamo, sulla possibilità di considerarci o meno una categoria e di innescare insieme, se esistono i presupposti, un processo di cambiamento e di miglioramento delle nostre vite professionali.

Grazie!
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