Nei paesi emergenti o in via di sviluppo, la povertà energetica è definita come la condizione in cui una famiglia non dispone di un allaccio alla rete elettrica e/o non utilizza forme moderne di energia per il riscaldamento o la cottura dei cibi; diversamente, nei paesi avanzati, la povertà è connessa ad una eccessiva distrazione di risorse in relazione al reddito per far fronte alle bollette energetiche e all’incapacità di acquistare servizi energetici essenziali.
Negli ultimi 15 anni la crescita dei costi delle materie prime energetiche, insieme alle politiche di decarbonizzazione, hanno esercitato una costante pressione al rialzo sui prezzi dei beni e servizi energetici.
Nel suo rapporto 2023, l’Oipe, ha stimato che il numero di famiglie italiane in povertà energetica è pari a 8,5% e che nel caso in cui la spesa continui subisca ulteriori incrementi, la forbice si possa allargare fino a toccare quota 12%.
Quanto detto non rappresenta una politica sostenibile nel medio termine e, quindi, si rende necessario organizzare, al più presto, una strategia di contrasto al fenomeno con ulteriori misure strutturali, intervenendo sugli standard minimi per il rendimento energetico e sulle garanzie sociali per supportare le fasce più deboli nel processo di riqualificazione degli edifici.